La malattia da reflusso gastro-esofageo ha un’incidenza preoccupante.
Le attuali terapie spesso sfruttano la capacità del farmaco di inibire la formazione di acido cloridrico ( HCl ). Si rinuncia così anche ai benefici apportati dall’acido nello stomaco. Nei ratti le conseguenze a lungo termine della mancanza di acido nello stomaco comportano la comparsa di neoplasie. Nell’uomo non è dimostrato. Comunque la somministrazione del farmaco va fatta per un periodo di tempo limitato. Il metodo migliore per trattare la MRGE sarebbe quello di ripristinare i meccanismi naturali che impediscono il reflusso dell’acido gastrico nell’esofago. Il reflusso di acido gastrico nell’esofago è solitamente inibito da una struttura che si trova nel punto di giunzione fra i due organi denominata sfintere esofageo inferiore ( LES ). Il LES agisce come un diaframma, quando è chiuso non c’è comunicazione. Il LES si apre solo temporaneamente per trasferire il cibo deglutito dall’esofago allo stomaco. Il movimento della muscolatura esofagea fa crescere la pressione interna dell’esofago a livello molto più alto di quello presente nello stomaco. Se una piccola quantità di acido riesce a penetrare nell’esofago durante l’apertura del LES, essa è neutralizzata dalle secrezioni alcaline delle ghiandole specializzate presenti nell’area. La pirosi ( dispepsia, bruciore ) non è quindi un problema quando il LES, la motilità esofagea e le ghiandole di supporto vanno tutti d’accordo e lavorano insieme. Il trattamento osteopatico agisce sulla componente meccanica della patologia, rilassa le tensioni diaframmatiche e di conseguenza libera la motilità del LES. Già dalle prime sedute il paziente avverte i benefici del trattamento, mantenendo inalterate le capacità digestive dello stomaco. Solo nei casi più gravi si consiglia il sinergismo terapeutico con antiacidi.